Ponti sull’Adige 🎨

Una residenza artistica per creare ponti di cultura tra la Valdadige!

“Ponti sull’Adige”, un progetto nato dalla sinergia tra l’Accademia di Belle Arti di Verona e l’Associazione Culturale Eclettica APS. Per una settimana, dal 29 settembre al 5 ottobre 2025, l’arte è diventata un vero e proprio motore di rigenerazione e unificante nella splendida cornice della Valdadige, presso il Policaffè di Dolcè.

L’Arte come Ponte Sociale

L’obiettivo della residenza era chiaro: superare la separazione fisica tra le diverse sponde del fiume Adige, utilizzando la creatività come strumento di connessione culturale e dialogo sociale. I 7 giovani artisti selezionati dall’Accademia di Belle Arti di Verona si sono immersi totalmente nel contesto locale, trasformando le sfide del territorio in ispirazione.

La sede della residenza, il Policaffè, ha offerto il palcoscenico perfetto: un luogo simbolo di rigenerazione urbana rivitalizzato da giovani intraprendenti, dove l’incontro e la crescita sono al centro di tutto.

Durante i giorni di lavoro, gli artisti non solo hanno sviluppato in autonomia le loro opere, ma hanno anche animato il territorio, confrontandosi con artisti affermati e coinvolgendo i residenti in momenti di dialogo informale durante le passeggiate nelle giornate di bel tempo o durante le gite fuoriporta.

L’arte che unisce

Il culmine di questa intensa settimana è stata l’inaugurazione della mostra di sabato 4 ottobre 2025. La collettiva, tenutasi negli spazi espositivi dedicati del Policaffè, ha permesso al pubblico di ammirare le opere realizzate, frutto della riflessione sul contesto naturale e storico della Valdadige.

“Ponti sull’Adige” non è solo un progetto artistico, ma un modello di come le istituzioni culturali e le realtà associative locali possano collaborare per valorizzare i territori e le nuove generazioni di creativi.

L’entusiasmo e la qualità delle opere esposte confermano il grande successo della prima edizione e aprono la strada a future, stimolanti collaborazioni.

Biancato Francesca
Francesca Biancato - Lungo il confine

Inchiostro su carta, installazione site-specific accompagnata da un’azione performativa (22000x200 cm)

I confini, siano essi politici o naturali, non sono dati per sempre e, come sempre più ci suggeriscono i telegiornali, sono permeabili. Immigrazione ed emigrazione portano le persone ad uscire dal loro contesto natale e relazionarsi con gli altri, ad abbattere le barriere che si frappongono tra gli individui e ad interagire. Ma alcuni confini, ma alcuni pregiudizi, sono più difficili di altri da superare.

Francesca Biancato si è interessata al fiume Adige come confine, come barriera che separa gli uni dagli altri, innanzitutto Dolcè da Rivalta, due paesi vicini ma separati dallo scorrere incessante delle acque. Non ci sono ponti, ma storie vicine e al tempo stesso lontane, alcune simili altre diverse, lo stesso scorrere degli eventi ma visti da due punti diversi, uno su una sponda e uno sull’altra.

Con questa opera l’artista cerca di superare questa barriera, invita lo spettatore a partecipare, a posizionarsi vicino al confine, simboleggiato dalla striscia di carta, e a comunicare come ci mostrano i vari ideogrammi presenti sulla striscia. Così le persone, da tempo separate, possono tornare a dialogare tra loro, scambiarsi informazioni, storie e racconti, in un’opera partecipativa che vede lo spettatore come attore principale. Quindi che aspetti!? Avvicinati, e raccontaci la tua storia!!!

Testo di Daniele Bergamaschi
Francesca Biancato – Lungo il confine
Inchiostro su carta
Installazione site-specific accompagnata da un’azione performativa
22000×200 cm

I confini, siano essi politici o naturali, non sono dati per sempre e, come sempre più ci suggeriscono i telegiornali, sono permeabili. Immigrazione ed emigrazione portano le persone ad uscire dal loro contesto natale e relazionarsi con gli altri, ad abbattere le barriere che si frappongono tra gli individui e ad interagire. Ma alcuni confini, ma alcuni pregiudizi, sono più difficili di altri da superare.
Francesca Biancato si è interessata al fiume Adige come confine, come barriera che separa gli uni dagli altri, innanzitutto Dolcè da Rivalta, due paesi vicini ma separati dallo scorrere incessante delle acque. Non ci sono ponti, ma storie vicine e al tempo stesso lontane, alcune simili altre diverse, lo stesso scorrere degli eventi ma visti da due punti diversi, uno su una sponda e uno sull’altra.
Con questa opera l’artista cerca di superare questa barriera, invita lo spettatore a partecipare, a posizionarsi vicino al confine, simboleggiato dalla striscia di carta, e a comunicare come ci mostrano i vari ideogrammi presenti sulla striscia. Così le persone, da tempo separate, possono tornare a dialogare tra loro, scambiarsi informazioni, storie e racconti, in un’opera partecipativa che vede lo spettatore come attore principale. Quindi che aspetti!? Avvicinati, e raccontaci la tua storia!!!

Testo di Daniele Bergamaschi
Bovo Denise
Denise Bovo – Farsi Eco
Cianotipia su carta
90×130 cm

In un mondo in cui gli ambienti incontaminati sono sempre più labili, in cui la natura è imbrigliata dalle leggi dell’uomo, Denise Bovo si domanda che cosa sarà di noi!? Quali sono le tracce che lasciamo del nostro passaggio!?
La sua risposta è abbastanza palese, siamo solo eco, un riverbero che si propaga all’infinito attraverso i luoghi e l’incessante scorrere della storia, un “ponte” tra ciò che eravamo e ciò che siamo destinati ad essere. Un’ombra che lasciamo del nostro passaggio, nei luoghi che abitiamo, negli spazi che viviamo e amiamo. Ma se a un primo sguardo il nostro passaggio può sembrare flebile e privo di significato siamo in errore, ogni decisione che prendiamo ha ripercussioni sulla nostra persona e sugli altri e, inevitabilmente, sul mondo che ci circonda.
Quella di Denise è un’opera che invita a farci riflettere, che ci invita a dare importanza alle persone che incontriamo, e che questi luoghi li abitano, un invito a prendere consapevolezza delle nostre scelte, in quanto singolo e in quanto specie umana, perché ogni azione, per piccola che sia, è in grado di cambiare il mondo.

Testo di Daniele Bergamaschi
Farina Michele
Michele Farina – Ponti ecosferici
Rami e filo di ferro
180x370x160 cm

Da un lato l’uomo, dall’altro la natura, una dicotomia apparentemente insuperabile, è questo quello che vediamo ai telegiornali, che leggiamo sui giornali, che ci viene proposto dalla politica…ma, se non fosse così!? Se fosse possibile una terza via, una possibile collaborazione tra uomo e natura!?
È questo ciò che pensa l’artista, Michele Farina, che attraverso quest’opera vuole mettere in relazione due mondi che apparentemente tra loro non hanno nulla a che fare, l’uomo e la natura, separati si, ma parte di un unico ecosistema. Attraverso questa struttura, l’uomo incontra la natura, instaura con essa un dialogo, si mettono in collegamento, creano un “ponte” che supera le disuguaglianze e le diversità. Non è importante ciò che è diverso, ma ciò che abbiamo in comune, le reciproche interazioni, il bisogno che abbiamo l’uno dell’altra.
Ma questo arco è anche qualcosa di più, una citazione al paesaggio, all’ambiente naturale nel suo insieme, che l’artista ha imparato a conoscere attraverso questa residenza artistica. Un richiamo all’acqua, in particolare al Fiume Adige, che lambisce il comune di Dolcè. Ma anche alla storia dell’arte, ci rimanda forse alla “Grande onda” di Hokusai o alla “Zattera di Medusa” Géricault, un elogio alla natura, forte e tal volta distruttiva, a cui avvicinarsi con rispetto e non con arroganza.

Testo di Daniele Bergamaschi
Melchiori Maddalena
Maddalena Melchiori – Il peso del vuoto
Fili rossi di lana
125×16 cm

Secondo una leggenda orientale le persone destinate a stare assieme sono legate da un invisibile filo rosso che per quanto si attorcigli, si annodi, si tenda, prima o poi ti porta ad incontrare la persona a cui sei destinato. Ma cosa succede quando quel filo si spezza!?
Maddalena Melchiori parte da questo presupposto, cosa resta dell’altro dopo che se ne e andato, dopo che il filo si è spezzato!? Il ricordo. Chi abbiamo conosciuto non se ne va per sempre e, anche se la vita ci allontana, questa persona continua a vivere nei nostri ricordi, fa indissolubilmente parte della nostra biografia, indipendentemente da quanto grande o piccola è stata la sua influenza. Il collegamento è si negato, il “ponte” è rotto, ma seppur incerto e fragile, una connessione resta.
Ciò è presente anche qui, a Dolcè. Due paesi separati dal corso del fiume, privi di collegamenti apparentemente ma che condividono il medesimo amore per il territorio che abitano. Due matasse rosse, annodate e riannodate su se stesse, così come sono i legami all’interno delle rispettive comunità, e alcuni, labili fili che si spingono oltre, che cercano di unire ciò che la natura ha diviso, due sponde che tendono l’una all’atra separate ma unite da invisibile legami.

Testo di Daniele Bergamaschi
Miorotti Giulia
Giulia Miorotti – συνοικείν
Polistirolo, cemento e acrilico
Installazione site-specific
147x98x50 cm

“L’uomo è un animale sociale” affermava Aristotele e, più di duemila anni dopo, viene da chiedersi se sia ancora così. La società moderna tende ad isolarci come individui è il singolo il metodo di paragone per le aziende, per la politica, per gli ascolti. L’uno. Il solo.
Giulia Miorotti però non è convinta, crede fermamente nel fatto che è ancora possibile costruire comunità e, proprio qui a Dolcé, e nel Policaffè nello specifico, ne ha trovato un esempio. Un equilibrio che, come il fiume, non è sempre calmo certo, ma che merita di essere preservato e coltivato, fatto di individui che si scambiano idee e opinioni in dialogo. In altre parole, questo luogo della comunità, si contrappone alla biblica “Torre di Babele” là dove le genti si divisero qui tornano a riunirsi, ognuno con le proprie storie, ognuno con i propri trascorsi ma volenteroso di instaurare relazioni.
A coronare la struttura poi troviamo un disco, un richiamo alle popolazioni indigene dello Stato del Mato Grosso, caratterizzato dal colore rosso, associabile alle passioni umane, ai sentimenti a tutto ciò che rende l’essere umano vivo e, in quanto tale capace di donarsi agli altri.

Testo di Daniele Bergamaschi
Neri Alice
Alice Neri – Com(unità)
Foglie e fili di cotone
Dimensioni variabili

La ricerca artistica di Alice Neri parte dal presupposto che un confine non sia veramente tale, che le barriere, possano essere superate o abbattute, che un muro, per quanto alto che sia, non riuscirà mai veramente a separarci gli uni dagli altri…ma sarà veramente così!?
In un paesaggio segnato da una barriera naturale importante, quanto il letto fluviale del fiume Adige, l’artista si rende conto che le storie e i percorsi che la vita ha preso sulle due sponde non è in contraddizione, ma analoga. Due contesti separati fin dalle origini ma in grado di raccontare un’unica storia, seppur da due punti di vista differenti. Due sponde, due paesi, due realtà legati da reciproco scambio e interazioni, non separati ma uniti da un unico fine, quello di stare e vivere sul pianeta Terra.
Per quanto lontano o distante può sembrarci l’altro, il diverso, è mosso dalle stesse fragilità, paure, ricerca e bisognosi di vivere. Questo bisogno non è esclusivo dell’essere umano, ma di ogni forma di vita, sia essa animale o vegetale, tutti simili e al tempo stesso diversi, accomunati dal solo fine di vivere gli uni con gli altri, senza egoismi, ma in reciproco scambio gli uni con gli altri.

Testo di Daniele Bergamaschi
Saggiotto Nicolò
Nicolò Saggiotto – Galeas per Dolcès
Colori a idropittura
500×300 cm

Per Nicolò Saggiotto il fiume non è solo ostacolo ma anche opportunità, e lo sapevano bene gli uomini e le donne del passato, che decisero di costruire le proprie case e i propri villaggi accanto al fiume. Certo, l’Adige è un fiume volubile, capriccioso, che non si lascia facilmente imbrigliare dalle logiche umane, ma anche crocevia di scambi, fonte di vita e protezione.
Ed è proprio così che lo vede l’artista il quale cerca di riattivare queste memorie attraverso un murales, un’opera d’arte partecipativa che invita lo spettatore a lasciare qualcosa, un segno del proprio passaggio. I velieri, memoria di un evento storico che ha visto l’Adige come protagonista del 1400, quando era ancora navigabile, solcano le acque riattivando un luogo di incontro e scambio.
Quella di Nicolò è un’opera partecipativa che invita coloro che visitano il PoliCaffè a non essere spettatori passivi ma attivi. L’opera chiede di essere aggiornata costantemente grazie all’inserimento, ognuno nel proprio stile, dei ritratti delle persone che questo luogo lo frequentano e animano. Un segno del loro passaggio, d’ora in avanti, per sempre registrato qui a Dolcè.

Testo di Daniele Bergamaschi

Continuiamo a costruire i nostri “ponti”, nella speranza di un mondo migliore 🍉

Grazie di cuore ai giovanissimi artisti che hanno reso viva questa residenza con la loro energia e visione, a l’Accademia di Belle Arti di Verona per l’organizzazione – in particolare Francesca Boniforti ed Elena Astolfi per essere state dei pilastri portanti nella realizzazione di questo progetto, e a Daniele Girardi per aver condiviso con gli studenti la sua esperienza.

Un ringraziamento speciale al curatore Daniele Bergamaschi, guida attenta e sensibile della mostra, al Sindaco e al Comune di Dolcè per il sostegno, e a Giorgio Lucchini per averci fatto viaggiare attraverso la storia degli antichi percorsi lungo l’Adige 🎞️

Grazie di cuore anche a Matteo Cavaioni e Didatticabaret per essere stati un esempio prezioso per gli studenti, a Max per averci portato la sua arte e la sua energia, e alla squadra di Kubb Italia per aver animato la serata con uno sport inclusivo, per grandi e piccini! 🏹
Un ringraziamento sentito anche ad Adriano per l’essenziale supporto tecnico, che ha reso tutto possibile dietro le quinte.